IL VOLONTARIATO UN DONO PER IL TERRITORIO

SINTESI DEL CONVEGNO AVULSS
“IL VOLONTARIATO UN DONO PER IL TERRITORIO”
Giardini Naxos (ME) - 13 – 15 novembre 2015



Il tema proposto: «Il Volontariato un dono per il territorio», precisa il Presidente della Federazione Avulss dott. Paolo Spinaci, è nato dal desiderio di offrire ai volontari un argomento attuale legato al contesto in cui viviamo.Aver aggiunto poi la voce territorio è un forte richiamo al cambiamento epocale in atto: le certezze in cui credevamo di vivere si sono trasformate in incertezze come conseguenza dei numerosi problemi attraversati anche dal nostro paese: mancanza di lavoro, riduzione della spesa pubblica e il continuo approdo di migranti che ormai ha raggiunto proporzioni bibliche.L’atteggiamento della società attuale è condurre il futuro verso un’unica meta basata sull’utile economico che sposta il pensiero storico-teologico su un mito scientifico-tecnologico che spinge ad una insensata corsa verso cose nuove, ma prive di valore, e tralascia la ricerca di soluzioni urgenti a problemi gravi quali l’ignoranza e l’oscurità in cui l’umanità si va invece addentrando.

L’uomo proietta il suo futuro su passioni tristi, prive di anima, prive di senso umanitario. Nel compito del volontariato, visto come dono per il territorio, è necessario quindi aggiungere anche il termine “tempo” cioè il contesto dell’epoca in cui ci troviamo.

Il volontariato nasce dall’impegno personale spontaneo e gratuito dei volontari che svolgono il proprio servizio su un territorio inteso come: ospedali, case di cura, anziani, poveri, ecc. e se i bisogni, le necessità cambiano, il volontario, forte della sua libera scelta di amare il prossimo, lo diversifica perché in lui la solidarietà che offre, la sofferenza che combatte sono sempre l’obbiettivo primario.

Ospedale, ospizio derivano da hospes, ospite, cioè luogo in cui si dava e si riceveva ospitalità. Oggi questi termini hanno un significato diverso, dispregiativo. È compito allora del volontario Avulss, trasformare le passioni tristi in passioni gioiose, affermare il valore della gratuità, troppo spesso inteso come paternalismo, secondo il precetto evangelico: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

I compensi definiti anche rimborsi forfetari tolgono forza al senso della gratuità che non è beneficenza, ma reciprocità di spirito d’amore che fa dire: ricevo più di quello che do.

L’intervento si conclude affermando che lo scopo dei convegni non è soltanto fare ascoltare delle relazioni, indubbiamente interessanti, ma fare riflettere per cogliere spunti di aggiornamento e creare o rinnovare relazioni, per migliorare la qualità del servizio realizzando passioni gioiose generatrici di vita condivisa.

Il volontariato è un dono? Per il bene di chi? Sono le domande di Don Ciro Versaci, docente di Sacra Scrittura alla Facoltà Teologica di Palermo. Dio è colui che dona e che si dona, chiama alla vita l’uomo e la donna, dona loro l’intelligenza per procurarsi di che vivere e proteggersi, li libera dalla schiavitù donando loro la dignità di figli di Dio, ai quali dona ancora i precetti affinché se ne servano per governare a nome suo il creato.

L’uomo sbaglia, cade, e Dio per salvarlo si dona nel Figlio che entra nel nostro tempo e nel nostro spazio incarnandosi nel corpo di un uomo.

Don Versaci, inizia quindi un parallelismo fra la Bibbia, il Vangelo e l’azione del volontario. Mosè sta pascolando il gregge del suocero quando Dio lo chiama sul Sinai. Davanti al roveto ardente Mosè ascolta Dio che si serve di verbi forti per parlargli: ‟ Ho udito il lamento del mio popolo, ho sentito i loro dolori, ho visto, conosco la sua sofferenza, sono sceso per liberarlo”. Mosè da quel momento cessa di essere un lavoratore retribuito, e si trasforma in strumento “gratuito” di Dio.

Anche i volontari quando si mettono alla sequela di Dio attraverso il servizio, diventano i suoi occhi, le sue orecchie, le sue mani, la sua bocca.

Attraverso i Vangeli arrivano le parole del Dio-uomo, Gesù Cristo, che ci mostra con le parabole come diventare portatori del suo stile di vita terrena.

La parabola del buon samaritano si pone su due piani: da una parte il levita e il sacerdote che vedono il ferito ma passano oltre, non verificano le condizioni dell’uomo, seguono soltanto la legge: non toccare per non contaminarsi. Dall’altra il Samaritano, il nemico, che si ferma, lo soccorre, lo porta in una locanda, paga l’albergatore e gli dice di averne cura, assicurandogli che nel caso avesse dovuto sostenere altre spese, al prossimo incontro lo avrebbe rimborsato. Soccorrere il ferito non bastò al samaritano, sentì anche la necessità d’impegnarsi in una relazione di aiuto che andava oltre l’emergenza del momento. Al contrario i primi due seguendo solo la legge separano l’amore verso Dio, da loro vissuto solo attraverso l’osservanza dei precetti, dalla carità verso il prossimo sul quale non sanno chinarsi pur avendone visto le condizioni di necessità.

Il Samaritano invece non mette una linea di demarcazione: l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono una cosa unica e inscindibile.

Il volontario autentico è colui che vive in questa dinamica d’intenti e di pensiero. Non è un altruista, ma colui che vede l’altro con lo sguardo nuovo del buon samaritano, attraverso un mutamento di prospettiva. Anche per il volontario il prossimo non è soltanto chi gli sta più vicino, ma colui al quale egli si fa vicino. Il prossimo nasce quando io lo faccio nascere attraverso il mio avvicinarmi a lui. Il donarsi al prossimo diventando a propria volta prossimo non è un sacrificio unilaterale perché c’è sempre un dare che è anche ricevere. Il volontario è una persona che ha capito, che ha colto come la propria vita sia legata a quella degli altri e che non si può essere felici da soli.

Gesù pone l’amore al primo posto anche nel suo incontro con Marta e Maria le sorelle dell’amico Lazzaro. Gesù entra nella loro casa e mentre Marta si affanna nei vari servizi, Maria si siede ai piedi di Gesù e lo ascolta parlare. Questo turba la sorella che la rimprovera apertamente interrompendo il Maestro. Indubbiamente Marta stava facendo delle cose buone, necessarie, ma lo faceva senza mettere al primo posto l’amore. Il suo comportamento fa capire che senza l’ascolto del messaggio d’amore di Dio non c’è guarigione interiore. Il nostro fare diventa così come pula che il vento disperde. Marta ha messo davanti a sé il fare, togliendo amore alla sorella e a Dio come dimostra nel chiedere a Gesù di giudicarla.

Gesù ci mostra una fraternità spezzata, una fraternità dove la priorità non è porsi in ascolto assoluto di Dio, ma nel guardare l’altro con un cuore malato non ancora risanato.

Il volontario vero fa della sua esperienza la lezione che gli fa capire che parole come: interesse, plauso, esibizione non sono le finalità da raggiungere perché la vita vera poggia su valori completamente diversi.

Solo la croce di Cristo ha vinto il mondo. Il volontariato è l’applicazione della logica di Dio in questo mondo attraverso l’insegnamento delle Beatitudini, ricordando sempre che “amare è donare se stessi”.

Il Prof. Gioacchino Lavanco – Psicologo dell’Università di Palermo – gioca a provocare un po’ i volontari attraverso alcuni comportamenti che, purtroppo, coesistono anche nel mondo del volontariato.

I volontari hanno una stanchezza arretrata che non sta solo nella ripetitività degli incontri, né nell’essere convinti di sapere essere volontari. La stanchezza sta bensì nella mancata capacità di sapersi veramente interrogare, di cambiare il punto di vista al quale si è ancorati. Va bene anche “ un torcicollo” se si vuole cambiare prospettiva e attivare al meglio le proprie capacità.

Pone allora due domande: in che modo il volontariato e il volontario possono cambiare il mondo? E in che modo il volontario cambia e può cambiare se stesso?

Volontariato non è dire quello che si fa, o come lo si fa, per acquisire autostima, ma capire sia le cose che si fanno che quello che bisogna provare a fare per gli altri.

Il Volontario deve realizzare la gratuità perché, come diceva il Presidente Spinaci, per i volontari Avulss donare vuol dire dare senza ricevere nulla in cambio: i tre termini, volontario – territorio – dono, sono strettamente interconnessi. Volontariato è la capacità di saper fare un passo indietro nell’ombra, fare il bene senza ricevere un grazie. Questo è il vero significato del dono, il dono è senza restituzione, senza grazie. Il dono è per il dono.

Dai tavoli di lavoro per l’approfondimento emergono il senso dei valori associativi e dell’appartenenza all’Associazione, valori che Simona Romano (delegata regionale Avulss) evidenzia nel constatare la vasta partecipazione dei volontari al Convegno.

I volontari vedono nella persona in stato di necessità, il prossimo al quale donare sé stessi in quello slancio di gratuità che viene dal vivere alla sequela di Cristo, allontanandosi dalla logica del consumismo, del profitto, imperante nella società attuale.

È necessario però, includere in questo cammino di umanizzazione, anche i componenti le strutture, gli addetti ai bisogni sociali, gli Enti pubblici affinché tutti operino per il bene di chi si è a loro affidato.

Altra meta da raggiungere è il coinvolgimento dei giovani a vivere i valori della solidarietà per costruire, tramite loro, cellule nuove e vitali, le fondamenta di una nuova visione del mondo, unitamente a quel cambio generazionale necessario affinché non si esauriscano nel tempo

“gli uomini e le donne di buona volontà”.

Le conclusioni vengono tratte da Liliana Burburan, Responsabile Culturale della Federazione Avulss, che si compiace dei lavori dei gruppi di approfondimento e dell’iniziativa dell’Associazione di Taormina che ha organizzato anche un corso d’inglese, per chi non può permetterselo, considerata la grande presenza di turisti nella cittadina.

Alle riflessioni su Marta e Maria aggiunge le parole di Papa Francesco che vuole una chiesa inquieta, una chiesa che si sporca le mani mentre attraversa il guado del cambiamento.

L’invito del Papa è diretto anche a tutti gli uomini di buona volontà e anche noi volontari che dobbiamo uscire da un comportamento statico, dobbiamo inquietarci per Intuire, Capire, Aiutare.

La responsabile elogia l’accoglienza dei siciliani alle migliaia di migranti. È una lezione di carità che regala un frammento di umanità e speranza a chi si trova ai margini della società. Bisogna guardare ai bisogni dell’altro con gli occhi del cuore perché qualunque persona ha un tesoro di dignità che va curata e ascoltata, scoprendo nell’altro il volto di Cristo. Padre Pino Puglisi paragonava infatti ogni uomo a una tessera di un mosaico che, unendosi alle altre con amore, contribuisce a comporre la grandezza e la bellezza del volto di Dio che ammiriamo per es. nel duomo di Monreale.

Per potere giungere a tutto questo è necessario formarsi. Se non si è formati il servizio reso sarà episodico e inefficace. Agendo in unità di intenti potremo invece dare una qualità di servizio sempre migliore e possibilmente risolutiva dei problemi.

In definitiva vivere da volontario un Convegno, non consiste solo nella partecipazione allo svolgimento dei lavori, bensì nell’ interiorizzazione dei messaggi contenuti nei vari interventi, per poi farne pratica attuazione nel servizio, sia singolarmente che insieme agli altri volontari.

Osservando lo sviluppo del volontariato negli ultimi anni, è evidente la crescita in complessità della funzione richiesta per operare con qualità. Oggi è necessario valutare i bisogni del territorio e quindi dell’utenza e costruire relazioni proficue, stringendo alleanze, intrecciando rapporti collaborativi, stare nelle reti e negli organismi partecipativi.

IL TERRITORIO

Oggi il territorio pone problematiche diverse, pertanto, è indispensabile una valutazione delle stesse per operare meglio. La problematica emergente è l’incertezza che scaturisce da:

a) esodo di milioni di persone;

b) crisi economica;

c) restrizione nel campo sanitario;

d) ricerca dominante dell’utile economico.


Il volontario si deve adattare al cambiamento.


PRIORITA’ DELL’AVULSS

Il volontario dell’Avulss dialoga con il territorio Ospedale-ospite che significa che ha davanti un ospite indifeso in stato di necessità. Egli agisce per gratuità, motivato dallo spirito di donazione e quindi di amore.

RADICI DEL DONO – Don Ciro Versaci, Ord. Sacre Scritture Facoltà Teologica PA


Il volontariato è un dono?

Dio è l’unico e vero donatore. Dio comunica con l’uomo attraverso la sua generosità gratuita.

Dio dona con la creazione.

a) il cibo,

b) la dignità,

c) la libertà.

Il momento culminante del dono è quando Dio attraverso il Figlio entra nel tempo e quindi nell’umanità e si realizza con l’AMORE.

Dio entra nell’umanità, vi entra con passione, si fa simile a noi donandoci la Sua “MISERICORDIA”.

Esodo cap. 3 – Dio a Mosè: “Ho udito il grido del tuo popolo….conosco le sue sofferenze…sono sceso per liberarlo…Quindi vai…”

Il volontario per soccorrere l’altro dona un dono che gli è stato donato.

Luca 10 vers.25-37 “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la tua forza”.

La logica di Gesù

Luca 10 vers. 31 -32 parabola del Buon Samaritano

Il sacerdote ed il levita non soccorrono il malcapitato perché ubbidienti alla legge, non vogliono contaminarsi. Manca la compassione, l’amore. Il Samaritano, invece, vi si avvicina e il primo ad essere guarito è lui stesso, guarisce il suo cuore e poi intercede sul prossimo.

Questa è una dimensione del vivere e non del fare. La fraternità è più della solidarietà, significa farsi carico perché sei mio fratello.

Il nemico, oggi, della fraternità è il fratricidio che vuol dire: “ti uccido non occupandomi di te”.

LA DIGNITÁ NELL’ASCOLTO

Luca 0 (30-42)

Marta e Maria accolgono Gesù che viene riconosciuto come Maestro. In questa parabola c’è l’elevazione della dignità attraverso l’ascolto del cuore. Le due figure sono complementari, entrambe sono necessarie e si contrappongono per le azioni: Marta compie azioni formali e non sostanziali, Maria invece compie azioni buone ed eleva la sua dignità alla luce di Dio attraverso l’ascolto del cuore.

Conclusione: il primo beneficiario del dono è chi lo dona.

COME QUESTO SI REALIZZA E SI MANIFESTA

Prof. GIOACCHINO LAVANCO – Psicologia di Comunità, Università di Palermo

Il volontario non costruisce ponti, ma si immerge nei guadi. Egli si riconosce per la sua formazione che lo porterà ad adattarsi alle situazioni piuttosto col com-patire con il con-vivere.

Il volontario si distingue perché accetta. Egli parte da un fatto morale, un fatto etico che lo porta ad essere custode dei fratelli.

Egli non si sostituisce a nessuno, ma si affianca e nel donarsi c’è la sua massima realizzazione.

In quest’ottica non c’è competizione, ma solo collaborazione, non c’è remunerazione economica ma solo gratuità; infatti solo questa può veicolare i sani valori della fratellanza, della dignità, dell’amore e del vivere insieme.

Il volontariato avrà un futuro solo se sarà in grado di bilanciare le sfide del tempo presente che si fondono sull’utilitarismo, sulla competizione, sul lucro a tutti i costi.

Dono è senza restituzione, senza grazie: non devo mettere in conto ciò che mi ritornerà indietro; il volontariato è un dono di tempo, ma anche di competenza; non basta essere buoni e avere tempo, è necessaria la formazione.

Prof. GIORGIO MARCELLO

Prof. SABINA LICURSI

Sociologia dei Fenomeni Giuridici – Dip. Politiche Sociali Università della Calabria.

IL DONO DEL VOLONTARIATO COME CAMBIA IL TERRITORIO?

Il cambiamento in atto nel territorio, nel welfare, nella legislazione, nella cultura.

Welfare significa benessere - ben vivere – vivere una vita degna di essere vissuta. Tutti i cittadini devono avere uguali diritti e doveri. In Italia il welfare non è omogeneo, c’è un divario economico e civile nella utilizzazione dei diritti sociali. Per esempio: la spesa pro-capite in Sicilia è di 26 euro, nel Trentino è di 270 euro.

Il volontariato organizzato deve far parte delle politiche sociali.

Negli anni ’70 il ciclo positivo del welfare declina e affiora il volontariato, un volontariato nuovo che si basa sulla gratuità e sul dono. La dimensione del gratuito va intesa come “concetto che ciò che è essenziale per vivere deve essere gratis”.

Monsignor Nervo dice: “Non si può dare come beneficenza ciò che deve esse dato per giustizia”. La politica deve perseguire la giustizia sociale, deve rifiutare le deleghe, deve rifiutare la beneficenza. Il povero deve essere liberato dalla sua condizione.

Oggi il volontariato deve fare da collante della società, deve creare rapporti sociali. Dalla fiducia scaturisce il dono: dono – incondizionalità – nascita di patti sociali – reciprocità.

I legami creati dal dono non sono bilaterali, ma a spirale tra chi dona e chi riceve. Si sceglie di stare a lungo in una organizzazione per dare stabilità.

Nel territorio nazionale notiamo molte diversità sia nel numero che nella tipologia del volontariato, sia anche nel rapporto tra popolazione e numero di volontari.

In conclusione le parole chiave del volontariato sono:

assenza di lucro

solidarietà

utilità sociale

mutuo aiuto.

Ha detto Oscar Wilde:

Se quello che hai detto non ha disturbato nessuno, forse non hai detto nulla.





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